ATTO III


Atto Terzo (o continuazione del precedente)



Illuminazione sulla cameretta di Federica.
Seduto, punta, punta, sul divano Victor, dall’altro lato, in piedi, Linda. Si è spogliata ed é in sottoveste, si muove sinuosa per cercare di stimolare il giovane.

Scena 1

VICTOR – Come siete bella…
LINDA – Non essere timido su… e poi, se mi dai del voi, mi fai sentire… troppo adulta. Hai forse dimenticato quando ci davamo del tu? Quando mi dicevi che sentivi il fuoco nelle vene, a parlare con me? Allora mi davi del tu… ti prendevi delle confidenze…
VICTOR – Perdonatemi… voglio dire: perdonami! Io chiedo scusa se ho mancato di rispetto…
LINDA – Ma no, ma no, mio caro, volevo solo accentuare la nostra bellissima intimità… (si accosta) Anzi, ricordo le tue avances e come mi facevano… arrossire.
Adesso sono qui, come vedi. Potresti persino approfittare di me… come potrei difendermi? (nello spostarsi ancora a favore del giovane, la donna avrà cura di mettere in risalto il decolté e le gambe, coperte da calze e reggicalze di tipo sexy.
VICTOR (assai imbarazzato) – Ma non si era detto che avrei conosciuto anche vostro… cioè, tuo marito? Non vorrei che si offendesse…
LINDA – Ma non pensarci, caro, non pensare a mio marito, a lui fa piacere ciò che fa piacere a me. Potremmo cominciare a conoscerci… con un… con un piccolo “aperitivo” magari. Sono qui, tutta tua…
VICTOR – Un aperitivo? certo… corro subito a prenderlo… (approfitta dello smarrimento di Linda e scappa fuori, nella sala del Cafe, passando dalla “porta invisibile” sul boccascena)
FEDERICA (fa capolino nel separé, entrando dallo stesso lato del salone, da dov’è scappato Victor) – Allora, mia cara, come vanno le cose?
LINDA – Potrebbero andare meglio! È un bel giovine… ma è pure così timido, direi persino… persino…
FEDERICA – Un po’ imbranato?
LINDA – E sì, forse hai ragione.
FEDERICA – Forse gli dovete dare un po’ di tempo, io lo conosco; e poi… se posso, se mi è concesso…
LINDA – Dimmi, dimmi tutto, amica mia…
FEDERICA – Pare che “lui” sia ancora… vergine!
LINDA – Addirittura?
FEDERICA – Anzi, io avrei pensato, sempre se posso, di evitare di ritirarvi in qualche albergo della zona, magari si lascia prendere di più dall’emozione…


LINDA – Mannaggia! Hai ragione… ma come si può fare?
FEDERICA – Senz’offesa signora, se volete approfittare… questa mia stanzetta è molto pulita, ci sono tutte le comodità e poi, c’è pure un bel bagno… venite, guardate. (la prende per mano e la porta sul bordo della scena, fingono di osservare la stanza da bagno).
LINDA – Che bello… certo qui sarebbe l’ideale… segretezza massima!
FEDERICA – Per me, ve la cederei volentieri… però, capitemi, anche per la vostra privacy, converrebbe chiudere il Cafe.
LINDA – E puoi farlo? (siedono sul lettino; confidenziali)
FEDERICA – Vi parlo schietta…
LINDA – Sì, sì, dimmi…
FEDERICA – Il padrone del locale non ci sarà fino a domani, è partito. Ora: il fine settimana, ve l’ho detto, non si fa granché ma almeno quel minimo, lo deve pur trovare nella cassa…
LINDA – Giusto, giustissimo. Non ti preoccupare! Quanto pensi di dover mettere, in cassa?
FEDERICA – Che dire? Tra sabato sera e domenica mattina… poi le colazioni… e poi, avete visto, c’è pure un bel bagno…
LINDA – Ho visto, ho visto. Ma quanto?
FEDERICA – Poi… una mancetta per me? Non posso usare la stanza… per… per…
LINDA – Per “ballare”! Ho capito, ho capito bene… quanto?
FEDERICA – Facciamo… diciamo… 300 euro?
LINDA – Eh! Non ho tanto con me… (apre la borsetta) Tieni, ti do 200 dollari e l’accordo è concluso!
FEDERICA – Ma, ma, credetemi…
LINDA – Dai su… tra “ballerine” ci dobbiamo aiutare, no?
FEDERICA – E va bene, ma ci perdo…
LINDA – Su, su, vammi a recuperare il mio timidone, che provo a farmi un… antipastino. Se aspetto quella lumaca di mio marito, se ne passa un altro anno…
FEDERICA (prende da un cassetto una mascherina) – Ora vado. Che ne dite, gli faccio mettere questa? Magari vince la vergogna.
LINDA – Brava, brava… e poi, il mistero mi eccita! (Federica, dal separé rientra nel Cafè, dove la scena si illuminerà)
FEDERICA – Ehi, signorino, la smetti di comportarti come un coniglio? Vai di là che la tua bella non aspetta altro.
VICTOR – Non so… adesso che lei è qui… sono terrorizzato.
Siamo dei perfetti estranei, in realtà! Mi vergogno… e poi… e poi, ho già l’ansia da prestazione. Mi dico: e se non mi funziona il… il… insomma, hai capito. Che figura ci faccio?
FEDERICA – Colpa tua! Lo sapevi che io, per qualche amico speciale… in confidenza… posso anche fare qualche “piacerino”, persino gratis. Venivi dalla Fede e ti toglievi ogni preoccupazione. Tutto si impara con  le brave professoresse… hanno le… esperienze occorrenti per l’insegnamento erotico…


VICTOR – Forse hai ragione… che devo fare?
FEDERICA – Ma vai, vai di là, che la signora pure è del mestiere…
VICTOR – Cosa vuoi dire, non capisco?
FEDERICA – Niente, niente… mi capisco da sola. A proposito, vieni, mettiti questa maschera, ti servirà!
VICTOR – E perché?
FEDERICA – E perché… e perché! Mettila, e basta. Ti aiuterà a sentirti meno imbarazzato; se arrossisci lei non se ne accorge…
VICTOR – Tu dici?
FEDERICA – Dico, dico. E poi…
VICTOR – E poi?
FEDERICA – Lascia perdere, finisce che ti imbarazzi ancora di più…
VICTOR – No, no: voglio sapere!
FEDERICA – Ti conviene. Pensa se arriva il marito all’improvviso? E se per caso è veramente tuo padre? Immagina che casino.
VICTOR – Hai ragione, hai ragione!
FEDERICA – E pure se ti scoprisse la tua spasimante…
VICTOR – Chi mo’?
FEDERICA – Ma sei davvero tonto? Come chi? Ma Giada, no? Se entra e ti trova con una donna quella ti uccide… come minimo.
VICTOR – Hai ragione, hai ragione…
FEDERICA – E vai, vai, adesso… che se no il “gelato” si scioglie…
VICTOR (confuso per l’emozione) – Veramente la signora voleva un aperitivo…
FEDERICA – E vai, vai, che appena arrivi di là se lo prende da sola, l’aperitivo.
VICTOR – Io non so più cosa pensare…
FEDERICA – E allora evita, evita di pensare e prova a: sco-pa-re!
VICTOR – Uffa! Mi confondi di nuovo… non mi pare il momento di fare le pulizie… e poi, perché dovrei scopare io?
FEDERICA – Scopare nel senso di fare sesso…trombare…capito? Mamma mia benedetta! Vai, vai, vattene in camera mia…
VICTOR – Ah… comincio da li? (Federica prende un bicchiere da un tavolino e fa il gesto di lanciarglielo dietro. Victor fugge verso il retro)
VICTOR – Hai ragione, hai ragione. Vado… (raggiunge la cameretta, Linda lo prende per mano e lo porta sul divano, iniziando a sedurlo. Tutto avviene nella penombra… poi spengono le luci…)

Scena 2

Nel Cafe entra Cornelio.
CORNELIO – Perdonatemi, signorina…
FEDERICA – Ah… professore, proprio lei. Dica, dica.
CORNELIO – Sapete, prima non potevo… c’era quella studentessa…
FEDERICA – Sì, sì… meglio perderla, quella pettegola.


CORNELIO – Bene, allora, molto bene.
Volevo chiedervi se avete visto mia moglie… ricordate? è una bella signora… un pochino, pochino più giovane di me.
Dovete sapere: noi avevamo un appuntamento proprio qui; un appuntamento di lavoro, naturalmente. (si guarda intorno) Ma, mi sbaglio o state chiudendo? Come è possibile?
FEDERICA – Oh, mio caro professore, non ve ne curate. Certo che ho capito chi è vostra moglie! Anzi, siamo diventate molto intime… infatti: so già tutto!
Il giovane che dovete incontrare “per lavoro naturalmente” è già arrivato! Vostra moglie gli sta dando “l’aperitivo”! (gli strizza l’occhietto) La camera d’albergo non serve più… darebbe troppo nell’occhio; le ho ceduto il mio appartamentino, sul retro. Intendiamoci, è piccino ma ci sono tutti i comfort… è pulito; è discreto; e poi c‘è un bel bagno grande…
CORNELIO (ascolta e si stupisce sempre di più) – Ma che è? Il telegiornale?
FEDERICA – Ma professore, non vi arrabbiate, potete stare più che tranquillo: io sarò muta… come una tomba!
CORNELIO – A me pare più una tromba…
FEDERICA – Che dite? Fidatevi di me… tra l’altro sto pure chiudendo il locale, solo per voi, per la vostra privacy.
CORNELIO – Sicuro? E lo puoi fare?
FEDERICA – Certo non potrei… ma per voi, per la vostra signora, lo faccio! Naturalmente, dovrò pur giustificare con il padrone che torna domani…
CORNELIO – Ho capito! Quanto vuoi?
FEDERICA – Beh, sapete… qualcosa deve pur trovare in cassa. Poi c’è la mia casetta; c’è un bel bagno sapete? Diciamo… 300?
CORNELIO – Dai, dai… eccoti 200 euro e non ne parliamo più!
FEDERICA – Ci perdo…
CORNELIO – Lascia fare, lascia fare… (si contorce un po’ e si tocca la pancia) Uhm, ma adesso dimmi, mia moglie è già di là?
FEDERICA – Sì, sì!
CORNELIO – E c’è pure il giovane?
FEDERICA – Sì, sì!
CORNELIO – E dove stanno?
FEDERICA – Sul letto!
CORNELIO – Ma tu guarda che put…
FEDERICA – Eh, che dite mai? Vostra moglie me l’ha detto che è stata ballerina…
CORNELIO – Altro che ballerina, adesso mi sente… e che diavolo (si contorce) … un po’ di decoro! (si agita) … un minimo di rispetto. (implorante) Hai detto che c’è un bel bagno?
FEDERICA – Sì, sì! (Federica gli indica l’ingresso del suo appartamentino. Cornelio passa dal boccascena)
CORNELIO (alzando la voce) – Ma io non capisco! E che modi sono? (i due amanti, che stavano limonando, si staccano repentinamente)


LINDA – Mio marito…
VICTOR (è ancora mascherato, al pubblico) – Mio padre!
CORNELIO – Luce… luce! fatemi vedere cosa state combinando!
LINDA – Ma caro… eravamo d’accordo no, Cornelio?
CORNELIO – Cornuto, vorrai dire! Ma insomma… potevi aspettare un momento, cazzarola! Sono cose delicate! Io… io… adesso voglio vedere chi è… (si piega su se stesso) O madre mia! Il bagno… dov’è? Muoio! (scappa, esce di lato per chiudersi nel gabinetto)
FEDERICA (dalla porta) – Signò, mi spiace, non l’ho potuto trattenere…
LINDA – Va beh, a lui ci penso io… poi gli passa.
VICTOR – E io “trapasso”… quello mi uccide!
LINDA – Ma perchè? Non temere, è un uomo pacifico; fa la parte del geloso… ma non ti preoccupare… ci parlo io… vieni caro, vieni che mi hai messo il fuoco addosso!
VICTOR – Ma sei matta… io devo scomparire!
LINDA – Ma perchè? Non capisco! Lui si calma… è abituato…. mi vuole bene e ha piacere quando io sono contenta… sazia… lui è molto abituato…
FEDERICA – Alle corna…
VICTOR – Ma non capite? Cornelio è mio padre!
LINDA (trasalisce) – Cosa?
FEDERICA – Lo sapevo!
VICTOR – Scappo! (e fugge verso l’esterno)
LINDA – E adesso che gli dico a mio marito?
FEDERICA – E chi lo sa? Ora lo inseguo… potrei tentare di trovare una soluzione…
LINDA – Oh, sì, te ne prego… sono nelle tue mani. (estrae un’altra banconota dalla borsetta e la fa vedere a Federica, avida).
FEDERICA – (raggiante ed eroica) Troverò senz’altro una soluzione: a costo di cambiargli i connotati! (esce, intanto si abbassano le luci della stanzetta e si illumina la sala del Cafe)

Scena 3

VICTOR – Che pasticcio!
FEDERICA – Come facciamo? (Si sente bussare sui vetri dell’ingresso)
VICTOR – C’è qualcuno…
FEDERICA – Vado a vedere!
VICTOR – Mi raccomando, non far entrare nessuno. (Federica, invece, apre immediatamente) Esatto‼! (entra l’amico Amanda/Vincenzo)
FEDERICA – E tu che ci fai qui?
AMANDA/VINCENZO – Dov’è Victor? È successo un casino.
FEDERICA – Un altro?
AMANDA/VINCENZO – E quello chi è?
VICTOR – Sono io, non mi riconosci? (si mostra)


AMANDA/VINCENZO – E che ci fai mascherato? Mica è Carnevale.
VICTOR – Sono “quasi” rovinato!
AMANDA/VINCENZO – Perchè?
VICTOR – Mio padre ha scoperto “quasi” tutto.
AMANDA/VINCENZO – Se è per questo anche Giada ha scoperto tutto!
VICTOR – Adesso sono rovinato completamente!
AMANDA/VINCENZO – Voleva sapere come stavano le cose ed è venuta in camera mia, cioè… nostra.
FEDERICA – E tu, traditore, hai spifferato tutto.
AMANDA/VINCENZO – Peggio… lei ha ancora le chiavi. Quand’è entrata io non c’ero, ma il PC di Victor era acceso… così si è letta tutta le chat di “Pecorella”.
VICTOR – Mamma mia, e adesso?
AMANDA/VINCENZO – Adesso sta venendo qui…
VICTOR – Non la facciamo entrare!
AMANDA/VINCENZO – Sarebbe peggio, dice che farà una chiassata da far tremare il Conservatorio.
VICTOR – Sono perduto: non posso andare sul retro perchè mio padre mi uccide, non posso uscire perché Giada mi uccide…
FEDERICA – Aspettate, ho una mezza idea…
VICTOR – Salvami, te ne prego, giuro che farò l’amore solo con te…
AMANDA/VINCENZO – Salvalo… giuro che te lo cederò volentieri!
FEDERICA (li squadra) – Ma chi lo vuole? Questi son matti.
Ascoltate piuttosto: non c’è tempo da perdere! Tu, mettiti la maschera di Victor e tu, Victor, nasconditi sotto il bancone del Bar, c’è un vecchio cunicolo che porta dietro il letto della mia camera; sapete… per le emergenze!
AMANDA/VINCENZO – E perchè mi devo mascherare?
FEDERICA – Lo so io, tu non ti preoccupare…
AMANDA/VINCENZO – No, no, io invece mi preoccupo assai…
VICTOR – Hai sentito che ha detto? Obbedisci! (si toglie la mascherina e la tende verso Amanda/Vincenzo, si scambiano anche il giubbino)
AMANDA/VINCENZO – E se poi finisce male?
VICTOR – Hai sentito che ha detto? Non ti devi preoccupare!
AMANDA/VINCENZO – Sì ma io continuo a preoccuparmi… è più forte di me.
FEDERICA – E basta… non fare storie! (Bussano ai vetri. Victor scappa a nascondersi dietro il bancone. Federica spinge di malo modo Amanda/Vincenzo verso il retro)
AMANDA/VINCENZO – Aia! Che modi…
FEDERICA – E muoviti…
AMANDA/VINCENZO – Se non dovessi tornare, ricorda a tutti che sarò morto per amore!
FEDERICA – Sì, sì, non ti preoccupare. (si attenuano le luci della sala del Cafe mentre aumentano quelle dell’alcova di Federica. Amanda/Vincenzo, mascherato e con indosso il giubbotto di Victor, viene spinto nella stanza)


LINDA – Oh che tesoro! Come sei coraggioso: sei tornato!
AMANDA/VINCENZO – Io protesto, io…
LINDA – Certo, caro, che ci vuole un bel coraggio… cosa pensi di dirgli quando torna tuo padre?
AMANDA/VINCENZO – Ma quale padre?… io non ho padre, cioè, mio padre sta lontano.
LINDA (sempre sovreccitata) – Ah che bella notizia… allora vieni, mio eroe, riprendiamo da dove avevamo lasciato… (trascina letteralmente Amanda/Vincenzo sul lettino)
AMANDA/VINCENZO – Signora, c’è un equivoco…
LINDA – Ma vieni, vieni… non c’è nessun equivoco: mi ricordo benissimo, tu mi tenevi una mano qui; io ti stavo toccando qui… (Rientra Cornelio con aria trafelata)
CORNELIO – Mado’! E che c’era in quell’intruglio? Non sono mai stato così male! (si ricorda della moglie fedifraga) Ah, proprio voi. Ma non capisco, che modi sono? Linda, non ti vergogni?
LINDA – Ma di cosa poi? (intanto continua a palpare il suo ospite)
CORNELIO – Dico io, eravamo d’accordo: agire con cautela e circospezione.
Per prima cosa capire bene con chi avevamo a che fare. Discrezione, tanta discrezione!
LINDA – Oh mio signore… (continua a sbaciucchiare il giovane mascherato e intanto parlotta con voce roca per l’eccitazione) E chi più discreta di me? Nessuno sa nulla del nostro segreto!
CORNELIO – No. Solo mezzo Conservatorio.
LINDA – Agisco con la massima cautela…
CORNELIO – Come no? Appena arrivata già sei a letto con uno sconosciuto.
LINDA – E mi muovo con tanta circospezione… (agguanta stretto il suo “amante”)
CORNELIO – Sì, lo vedo… Insomma basta, adesso vi faccio vedere io! Adesso vado a prendere il mio revolver e… e… (si contorce, peggio di prima) Mamma mia, il bagno: dov’è quel bellissimo gabinetto! (scappa verso il wc)
AMANDA/VINCENZO – Aiuto… mi vogliono ammazzare!
LINDA – Ma no, che ti passa per la testa, mio delizioso bocconcino.
AMANDA/VINCENZO – Ma… ma… il signore; tuo marito…
LINDA – Cornelio.
AMANDA/VINCENZO – Ah, è Cornelio?
LINDA – Sì, sì… non ti devi preoccupare… Cornelio lo sa.
AMANDA/VINCENZO – Ah, Cornelio lo sa? E cosa sa?
LINDA – Che è cornuto, no?
AMANDA/VINCENZO – E il revolver?
LINDA – Mai avuto un revolver… tranquillo, è tutta scena, vuole solo salvare la faccia.
AMANDA/VINCENZO – Ma io ho paura… e poi…


LINDA – Ma non ci pensare, tu piuttosto, mio “strano” amico, mi spieghi come mai hai un seno così femminile e… conturbante?
AMANDA/VINCENZO – Ebbene, signora mia, (affanna un po’, eccitato dai continui toccamenti della donna), dovete sapere… io non sono un uomo!
LINDA – A no? E questo bel “funghetto”, nascosto nel “boschetto”?
AMANDA/VINCENZO – Non saprei… non lo uso quasi mai… Vi ripeto: non sono un uomo!
LINDA – Strano, perchè dal tuo funghetto si direbbe il contrario!
AMANDA/VINCENZO – Non so come sia successo, sarà la paura!
LINDA – Allora continua così…
AMANDA/VINCENZO – No, signora, io qua ho troppa paura…
LINDA – Meglio no?
AMANDA/VINCENZO – Ma quando mai?
LINDA – Uffa, e dove possiamo andare?
CORNELIO (dal bagno) – Tra poco esco… mi renderete conto… Non finisce qui!
AMANDA/VINCENZO – Lo vedi?
LINDA – Scappiamo allora…
AMANDA/VINCENZO – E dove? Ah, ho un’idea: proviamo a infilarci dietro il letto. La tenda sotto la pendola dovrebbe nascondere un cunicolo… (si abbassano e attraversano la tendina, proprio sotto il grosso orologio. Grande trambusto dal retro, mentre i due attori restano nascosti al Pubblico. L’illuminazione torna a privilegiare il salone, rispetto alla stanzetta, ora vuota. Giada è entrata; come una forsennata si guarda intorno, cercando tracce del suo amato Victor)
GIADA – Adesso basta, dove si nasconde?
FEDERICA (fa spallucce) – E io che ne so?
GIADA – Caccialo fuori o te ne faccio pentire!
FEDERICA – Ma tu sei pazza, che devo cacciare?
GIADA – Ah, sgualdrina… portami nella tua alcova. Credi che non lo sappia? Hai una stanzetta per esercitare il tuo mestiere di… di cortigiana.
FEDERICA – Ha parlato la santarella…
GIADA (si avvicina alla stanza, vi entra) – Ah, lo sapevo! Dove sei traditore? (guarda intorno ma non trova nessuno) Vi siete nascosti nel bagno, eh? (Si affaccia nel gabinetto)
CORNELIO (da dentro) – Ma come si permette? Fuori!
GIADA (fa un salto all’indietro e finge con una pantomima di tremare sulle gambe, si stringe la gola per simulare la mancanza di respiro) – Mi scusi… mi perdoni…
Mamma mia! Ma che è? S’è mangiata uova marce o la moglie con tutte le valigie?
FEDERICA (entra e si guarda intorno sorpresa ma poi si riprende subito) – Hai visto, cretina, che qua non ci sono?
GIADA – Scusa… io non sapevo che avevi un cliente… mi spiace.


FEDERICA – Va bene, va bene, ma adesso vai fuori che hai combinato già abbastanza guai. (Giada esce mortificata, mentre il professore si è finalmente ripreso; esce dal bagno in mutande e trova Federica)
CORNELIO – Io sto per impazzire! Signora, mi lasci dire, lei avrà pure un bellissimo bagno, ma per il resto… questa non è una camera, è una stazione ferroviaria. E per fortuna che il Cafe doveva restare chiuso.
FEDERICA – Avete ragione professore, scusate tanto… è che si è verificata una serie di sfortunati eventi…
CORNELIO – Prima c’era mia moglie abbracciata a un uomo mascherato… poi, sempre mia moglie, abbracciata a uno… che sembrava un tipo equivoco…
FEDERICA – E, signor mio, ma pure vostra moglie però… sempre abbracciata a qualcuno…
CORNELIO (siede sul letto) – Che vi devo dire? Mia moglie è sempre allupata… però è una brava ragazza. Ha solo questo difetto: non le basta mai!
I primi anni ho cercato di accontentarla… ma, sapete, io sono più grande di lei…dovrei usare più pillole blù… ma gli eccessi fanno sempre male… (Federica si siede accanto a lui, sul letto, facendo attenzione a mettere ben in mostra le sue forme.)
FEDERICA – Capisco, poverino…
CORNELIO – Così… prima ho sofferto ma poi mi sono rassegnato! Lei aveva bisogno di molti uomini , è come fosse una droga… e io…
FEDERICA (confortandolo) – E voi?
CORNELIO – E io mica la potevo uccidere…? Dopo tutto ama me. Così ho fatto buon viso a cattivo gioco. Anzi, per non farla dispiacere, mi sono anche finto mezzo impotente e così, alla fine, lei riuscì a farmi partecipe di queste sue avventure…
FEDERICA – Addirittura?
CORNELIO – Sì… come vedete mi sto confessando: voi siete tanto dolce, tanto comprensiva…
FEDERICA (mentre Cornelio si appoggia al suo seno, lei lascia fare, accarezzandolo come un bambino) – Poverino, poverino…
CORNELIO – Non vi nascondo che, pian piano, quella depravazione cominciò a piacermi… il peccato è contagioso! Per questo decisi di venire in Italia… qui nessuno ci conosce, e poi, spero di rivedere mio figlio.
FEDERICA – Di questo potete stare sicuro…
CORNELIO – Tu dici, mia cara?
FEDERICA – Ne sono certa!
CORNELIO (armeggiando con gli abiti di Federica) – Come mi capisci…
FEDERICA – Sì, sì, vi capisco molto bene.
CORNELIO – Vedi, adesso avrei bisogno di tanta comprensione…
FEDERICA – Sì, sì: lo so io di cosa avete bisogno! (Si abbassano le luci della stanza con i due sul letto evidentemente impegnati a pomiciare. Aumenta l’illuminazione nel Cafe. Giada si va a sedere sulla panca, con espressione triste e rassegnata)


GIADA – Che stupida sono… mi sto rovinando la vita, e per cosa? Per uno che nemmeno si accorge di me; né dei sacrifici, delle follie, che ho fatto per lui. (Lentamente, uscendo all’indietro e gattonando, dal bancone viene fuori Victor, probabilmente scacciato dall’angusto nascondiglio. Si rimette in piedi e si accorge di Giada; è sul punto di parlare ma poi si ferma, ad ascoltare) E imbastire un falso fidanzamento col suo amichetto gay, pur di stargli sempre vicino; e sopportare le amiche, che sapevano… e mi prendevano in giro. Affannarsi a tenere lontano tutti quelli che mi avrebbero voluta… e che poi, una volta respinti, si vendicavano, dipingendomi come una depravata a cui piacciono le perversioni più assurde… io? Proprio io che, a causa di quest’amore scellerato, sono ancora vergine!
E adesso ci mancava pure questa! Ho fatto una figuraccia… con chi poi? Con la sgualdrina del villaggio. (si prende la testa tra le mani disperata, intanto Victor si avvicina lentamente, è commosso) E intanto… non so nemmeno che fine ha fatto, stanotte, quello scellerato… chissà con chi se la sta spassando. L’ho perduto, lo sento… e tutto a causa della mia sconfinata timidezza e del mio stupido orgoglio.
Non sarebbe stato tutto più semplice? Invece di aspettare… aspettare… Bastava trovare il coraggio, dirglielo in faccia… io… io…
VICTOR – Io… sono innamorato di te! (Federica trasale) Volevi dire questo, vero?
GIADA (si finge infuriata) . Tu… tu… hai sentito tutto, vero?
VICTOR – Sì…
GIADA – Va bene, sì! E tutto vero! “Ero” innamorata… di te, sì… e poi tutto il resto… “ero” pure vergine! Contento?
VICTOR – Perchè non lo sei più?
GIADA – E va be’, sì: lo sono ancora, ma per poco. Appena esco di qui, accetto la corte del primo che incontro. Fosse pure scemo, bruttissimo e avesse cento anni!
VICTOR – E qui ti sbagli (le siede accanto e l’abbraccia) Tu adesso da qui non ti muovi…
GIADA – Oh bella, e perché?
VICTOR – Perché anch’io ti amo; perché anch’io sono sempre stato timido…
GIADA – Veramente?
VICTOR – Sì! E… anch’io sono ancora… vergine.
GIADA – Ah sì? (si abbarbica a lui e lo abbraccia forte) Ancora per poco!

Scena 4

Buio. Possibilmente, un breve intervallo musicale.
Molto lentamente la luce ritorna. È la luce del mattino. Fuori lontano, un gallo canta.
Sul divanetto, dove adesso giacciono addormentati, si risvegliano pian piano: Giada e Victor.
VICTOR (sbadigliando e stiracchiandosi) - Mamma mia, sono pieno di dolori… però sono felice!


GIADA – Davvero, amore mio? (si vezzeggiano mentre dal fondo, da dietro al bancone, escono lentamente Linda e Amanda/Vincenzo, sono in deshabillé e mimano  come chi ha tutte le ossa rotte)
AMANDA/VINCENZO – Non parliamo di dolori… io ho dormito in una scatola di sardine…
LINDA – Perché… non ti è piaciuto, caro? (civettuola)
AMANDA/VINCENZO – No, questo no, anzi…
LINDA – Anzi?
AMANDA/VINCENZO – Anzi… ho scoperto che sono proprio contento di non aver terminato tutte le operazioni che mi ero prefissato.
VICTOR – Veramente?
AMANDA/VINCENZO – Veramente. Credo che non cambierò più niente… adesso sono convinto che ogni cosa sta bene dove sta!
LINDA (ride) – Sì, sì, confermo: ogni pezzo sta bene dove sta… e funziona perfettamente!
GIADA – Meglio così, meglio per tutti! (e lancia uno sguardo di fuoco al suo innamorato)
VICTOR – Hai ragione, hai ragione… (entrano, dal lato dell’appartamentino, Federica e Cornelio mano nella mano, per poi staccarsi lentamente)
CORNELIO – (sbadigliando) Ah, che bella nottata ho passato. La “vostra” stanza è davvero accogliente, signorina Federica.
FEDERICA – Grazie, mi fa piacere per voi…
CORNELIO – E poi, c’è un bagno così bello.
LINDA – Ma come, voi… voi due avete dormito insieme?
CORNELIO – E sì, cara, dopo quello che ho passato ieri sera… Federica è stata così graziosa da offrirmi il suo letto!
LINDA – Hai capito?!
FEDERICA – Grazie, mi fa piacere per voi… e adesso, scusate, ma io devo riprendere il mio lavoro: qualcuno deve fare colazione? Vi ricordo che questo è pur sempre un Bar!
Tutti: - Io; io; Brava! Ottima idea!
CORNELIO – Ma… aspetta (si accosta a Victor), ma tu, tu, sei…
VICTOR – Sì, papà, sono io, Victor! (si abbracciano)
CORNELIO – Ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a Napoli!
VICTOR – No, papà, mi dispiace, non sono a Napoli.
CORNELIO – O madre mia… ma… insomma mi puoi spiegare cosa succede?
AMANDA/VINCENZO – Succede, caro signore, che Victor, vostro figlio, non studia Medicina a Napoli ma Composizione qui al Conservatorio, e con ottimi voti!
CORNELIO – Ma come? E io… e voi, poi: avete detto di chiamarvi Victor Smith?
VICTOR – È vero, papà, ma lo ha fatto per coprirmi… non sapevo come l’avresti presa.
CORNELIO – E come la devo prendere? E voi… voi allora chi siete?
AMANDA/VINCENZO – Io… io mi chiamo Amanda!


LINDA (contemporaneamente) – Lui si chiama Vincenzo!
CORNELIO – Insomma… mi dite questo… questo strano tipo chi è?
LINDA – Va bene, adesso non stiamo a sottilizzare… Amanda, Vincenzo, che differenza fa? Questo è una persona… il nostro nuovo amico… non ricordi, caro Cornelio?
CORNELIO – Ma, ma, non è possibile… questo è… è…
LINDA – È proprio lui! L’amico caro di cui ti ho tanto parlato, va bene? (non vista lo colpisce con un calcio negli stinchi)
CORNELIO – E va bene, va bene. Avete ragione voi. Che devo dire… e voi allora, come vi chiamate?
GIADA (sorridente) – No, professore, io mi chiamo veramente Giada!
VICTOR – Ed è la mia fidanzata…
LINDA – Oh che bello! Viva l’amore…
CORNELIO – E va bene: viva l’amore. (siedono tutti. Federica serve le colazioni.
FEDERICA – Bene, bene ora che la famiglie è riunita… buon appetito!
LINDA – Grazie, grazie, Federica…
FEDERICA – Grazie a voi, signori…
Allora: 4 cornetti, 5 cappuccini, fanno 10 euro, e poi c’è la mancia: 50 euro! (stende gaudente la mano verso Cornelio)
CORNELIO – Ecco, io, veramente… (Federica gli muove la mano sotto il naso) Sì, sì, certo eccoti 60 euro! E non se ne parla più…
FEDERICA – Grazieeee… (si allontana)
LINDA – No, caro, parliamone… 50 euro di mancia?
CORNELIO – Beh, amore mio… che ti devo dire? Lei aveva veramente un bel… bagno!

Sipario

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